Alla mia età i compleanni non si festeggiano, si subiscono, come una diabolica sottrazione di tempo. Ti guardi allo specchio, devi necessariamente accettare il cambiamento, trovando le migliori strategie di costante adattamento. Vivi nel tempo presente, anche perché il futuro è una piccola parte, e appartiene ad altri. Il mio 55° anno di vita non è stato così male e - a tratti e con palpitazione tenue - mi sono divertito un sacco. Contributi, eventi, musica, narrazione, sport, orto e vigneto: sono riuscito a fare quasi tutto. Magari in un continuo e magnifico equilibrio instabile e precario, ma tutto è a posto.
In cantiere c'è un'Opera Buffa, ma non so ancora se vedrà la luce. Ci sono idee e progetti già scritti. Continuo ad amare il mio lavoro sul campo, ossia subisco ancora la fascinazione dell'archeologia. Tuttavia, sono sempre più convinto che il lato peggiore dell'archeologia siano...gli archeologi. Sono certo che sorriderete, passandomi la battuta, anche perché la ripeto da oltre 30 anni.
Amo il posto dove vivo, vorrei che fosse ancora più montano, aspro, solitario, duro e isolato. La Liguria montana non è un paese per comodi pensionati, placidi trasfertisti e ilari turisti domenicali. Il nostro appennino è una terra che necessita di cura e comprensione, ossia di continua perseveranza e puntuale consapevolezza. Oggi ho una famiglia allargata. Oltre ai due bipedi sapiens, ci sono Filippo (il primogenito), Neslie, Axel, Rudy, Linda, Thea (l'ultimogenita), Diablo e Leo. Insomma, per veneranda età e numerosa prole, sono diventato una sorta di patriarca biblico, circondato da amore puro.
Per salutarvi, ho messo le foto della mia famiglia. E' tutto quello che ho, ed è quello che mi rende ciò che sono.
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